19/12/07

tur

io in questo
momento.
vorrei essere
un turista.
che passa di qua.
per sbaglio.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

ma guarda che i turisti per caso erano solo di nome e non di fatto..
e poi il turista post-moderno è un assetato di conoscenza usa e getta.. un voyerista.. uno che gira, guarda, interroga, fotografa, compra, ammira disprezza la realtà come distaccata da sè..
il poeta, invece, attraverso il percorso delle parole, mira ad arrivare all'attimo in cui la parola si era distaccata dalla realtà e a raggiungere l'unione con quest'ultima.

dimitri.kolp ha detto...

dottore è grave??
non ho capito.

Anonimo ha detto...

Se posso parafrasare, questo e' il capolavoro dell'estraneita'. Essere straniero per essere di passaggio, leggero, senza radici da radicare. Essere straniero, turista, per guardare tutto senza lo strazio di doversi interessare per forza. Un pensiero che passa molto spesso per la testa di chi, nella vita, cammina per strade che, alla fine, non conosce. Come me (che da quando sono lontano, sto bene solo quando viaggio)
Luca

cornelius ha detto...

uuh, che argomentino che avete toccato! io che proprio come turista ho sempre affrontato tutto, città, persone, cose, animali... stessa curiosità e senso di non appartenenza; stessa necessità di possedere, prima, e di abbandonare, poi; stesse aspettative, all'inizio, e stessa nostalgia, dopo. mentre il motto di jim morrison era 'vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo', il turista vive ogni giorno come fosse il primo. e se scopre di avere poco tempo da dedicare a qualcosa, è solo perchè pensa di averne ancora molto pronto da dedicare a qualcos'altro...

dimitri.kolp ha detto...

bhè. si sa chi parte
è doppiamente estraniato.
dove arriva e dove torna.
si riconosce solo nel viaggio.
ovvero nell'attesa. aspettando.
perchè poi quando arriva.
pluf.
sparisce.

Anonimo ha detto...

più che una critica a certi turisti, la mia era una provocazione per certi altri.. e poi si sa (continuando a generalizzare) i turisti sono come i funghi: ovunque, di diverso tipo, alcuni velenosi, e per la maggior parte con il cappello.
vabbè.. Piuttosto, sig. dottorine, mi chiedevo e Le chiedevo: ma dietro questa estraneità che è propria dello straniero e dell'uomo che vuole guardare la vita come turista "senza lo strazio di doversi interessare per forza", non c'è proprio la più profonda consapevolezza della realtà, del suo "peso", della nostra inscindibilità con essa, dell'impossibilità di passare con leggerezza??
E poi mi viene in mente la frase di un Sufi: "travel away from home and the difficulties will be a medicine for your ego's badness, you will return softer and wiser".
e allora diventa sempre più complicato..

Anonimo ha detto...

si si, io nel frattempo mi guardo un pò di TII VII